lunedì 19 ottobre 2015

DOPO QUEL MURO, CHE GENERE DI CITTÀ?

Assemblea pubblica
Mercoledi' 21 Ottobre - h 20.30 - Sala da ballo del centro sociale "Saffi", Via Ludovico Berti 2/10 (Giardini Pierfrancesco Lorusso)

immagine evento ass pubblic 

Lo sgombero di Atlantide ha spazzato via la possibilità di un confronto politico aperto, pubblico e trasparente tra esperienze sociali e istituzioni rappresentative sulla gestione degli spazi pubblici. Uno sgombero che ha voluto chiudere un'esperienza di 17 anni di autogestione, colpendo al cuore le froce, le lesbiche, i/le trans, le femministe, i punk e tutte le soggettività per le quali il bisogno di spazi di autodeterminazione, sperimentazione sociale e politica, socialità e produzione di saperi dal basso, è un bisogno vitale, di sopravvivenza.

Quel muro, eretto sulla porta del Cassero di Porta Santo Stefano, è il segno molto concreto di una profonda frattura che si è aperta non solo nel rapporto tra l'amministrazione e il mondo lgbt e femminista, tra l’amministrazione e gli spazi sociali autogestiti, ma anche nel rapporto con tutto l’ampio mondo dell’associazionismo bolognese.

E’ ormai evidente a tutte e tutti, infatti, che il governo della città potrebbe mettere in discussione, traslocare, sfrattare, sgomberare uno qualunque dei numerosi progetti culturali, sociali e politici che caratterizzano positivamente dal basso la vita di questa città. Da un momento all'altro, unilateralmente, infischiandosene anche di impegni messi nero su bianco. Il licenziamento dell'assessore alla Cultura Ronchi ha trascinato con sé non solo l'ipotesi di una sede alternativa per i nostri progetti, ma anche il percorso di riconoscimento formale dell'autogestione a cui stavamo lavorando da più di un anno, con il contributo del "Comitato per la promozione e la tutela delle esperienze sociali autogestite": un tentativo che rivendichiamo e che oggi vogliamo riaprire e rilanciare.

Siamo infatti convinte che in questa città siano tantissime le esperienze di aggregazione spontanea, partecipazione diretta, produzione autonoma di arte e saperi e cittadinanza attiva che non sono disposte a mettere il proprio sincero impegno politico, sociale e culturale nelle mani del primo offerente, pur di garantirsi uno straccio di futuro, e che non vogliono restringere la propria libertà di espressione in cambio di qualche briciola di risorse pubbliche. I dispositivi messi in campo finora dall'amministrazione comunale, per rapportarsi alle diverse forme di autorganizzazione che fanno vivere questa città, si sono rivelati tutt'altro che funzionali a favorire una reale partecipazione dal basso. Abbiamo visto usare le convenzioni come arma di ricatto, per dividere i "buoni" dai "cattivi" e criminalizzare il dissenso.

Abbiamo visto trasformare i bandi in uno strumento per abbassare il costo del lavoro nei servizi sociali, come riempitivo dei buchi di bilancio dei lavori pubblici o del welfare ormai in dismissione. Abbiamo visto usare i patti di collaborazione per riprodurre logiche clientelari sotto l'egida dei "beni comuni". Sentiamo che in questo momento viene messa in discussione l'esistenza stessa delle realtà che si occupano quotidianamente di "rigenerare" i legami sociali in questa città, ma siamo anche certe che qualunque sarà il governo che si insedierà nei prossimi mesi a Palazzo d'Accursio, non potrà non fare i conti con questa ricchezza sociale.

E' necessario, quindi, che tutte queste esperienze mettano in comune intelligenze e strategie per costruire un laboratorio di confronto, per elaborare strumenti di r/esistenza alla cooptazione, alle promesse elettorali e al commercio al dettaglio di favori a chi giurerà di allinearsi. Le Atlantidee invitano tutte le singole e i singoli, i gruppi informali, i collettivi, le associazioni interessate a questo percorso a partecipare all'assemblea pubblica che si terrà il giorno 21 Ottobre 2015, presso la Sala da Ballo del Centro Sociale Saffi, via L. Berti 2/10, alle ore 20.30.

Per discutere della gestione degli spazi pubblici, del ruolo che hanno le esperienze sociali nella nostra città e per potenziare gli spazi di agibilità sociale e politica di tutte e tutti.

lunedì 12 ottobre 2015

L'effetto farfalla: Atlantide è ovunque

Venerdì 9 ottobre, in esecuzione di un’ordinanza del Sindaco Virginio Merola, è stato sgomberato con la forza uno spazio autogestito da 17 anni da femministe, lesbiche, trans, gay e punk, un pezzo di cuore per migliaia di persone che lì trovavano una socialità non mercificata e non normata dall’eterosessualità obbligatoria e da pregiudizi razzisti, classisti, e una pratica politica per cercare vie d’uscita collettive dalla precarietà, dall’isolamento, dalla paura.

Uno spazio relativamente piccolo, ma che significa molto e che è in rete con tanti collettivi, spazi sociali e associazioni in città, in Italia e nel mondo. Forse chi ha pensato di sacrificarlo ai propri giochi elettorali ha sottovalutato l’effetto farfalla: un battito di ciglia di una manciata di froce a Porta Santo Stefano ha prodotto una crisi nella politica cittadina e un’ondata di solidarietà debordante. Lo sgombero di Atlantide ha aperto uno squarcio nella città: è definitivamente caduto il velo della Bologna che si crogiola evocando il suo glorioso passato, la buona amministrazione del PCI e la sua capacità inclusiva. Quest’immagine sfocata, già costruita sulla rimozione della repressione del movimento del ‘77, è oggi del tutto svanita.
Certamente, i rimasugli dell’eredità del PCI che oggi governano questa città non avrebbero il coraggio di creare il primo consultorio pubblico gestito dal movimento Trans o il primo centro di aggregazione culturale Gay e Lesbico nel Cassero di Porta Saragozza.
Anzi, stanno creando le premesse per distruggerli, minacciando di mettere a bando quegli spazi e quei servizi per affidarli al miglior offerente. Le recenti amministrazioni cittadine si sono riempite la bocca e le tasche grazie all’immagine di una Bologna fucina di produzioni culturali e musicali indipendenti: nella realtà è che parlano solamente di ciò che riescono a tradurre in moneta e non hanno la benchè minima idea dell'humus culturale che produce tutto questo.

L’etica del DIY, del do it yourself, ha sempre trovato terreno fertile a Bologna a partire dai primi punx anarchici che, tra le altre cose, avevano fondato l’Attack Punk records con sede al circolo anarchico Berneri. Le retoriche di marketing culturale e turistico hanno bisogno di cartoline della Bologna underground e gay da esporre in vetrina, ma non di punk, gay, lesbiche e trans che si autodeterminano. Questi vengono criminalizzati in nome della “legalità”, unica merce politica in circolazione, contesa dalla destra alla sinistra fino al movimento cinque stelle. Nessuna sorpresa se poi, in fatto di legalità, su tutti vince la Procura. Respingiamo il paternalismo di Merola, che dopo aver riaffermato con la forza le sue “regole”, dice che adesso si può dialogare. Eravamo disposte a dialogare, ma sulla base di un riconoscimento reciproco e in condizioni di parità, e infatti stavamo dialogando, ma il dialogo è stato brutalmente interrotto dallo sgombero. 
Respingiamo l’uso populista delle regole che cambiano a seconda dell'interlocutore o dell'umore del più forte, che serve a reprimere il dissenso, a svuotare lo spazio sociale, a trasformare le associazioni in piccole imprese in competizione per le briciole dei finanziamenti pubblici, in comitati elettorali per il padrino di turno, sotto il ricatto del rinnovo della convenzione.
In questi giorni in tanti hanno cercato invano di rinchiudere il senso di Atlantide in poche frasi fatte: non siamo un “circolo lesbico” né tantomeno una “lobby gay”, e neanche un giro di consumo di determinati generi musicali.
Atlantide vive al limite della rappresentazione e già da sempre deborda e lacera le strette logiche della lottizzazione delle minoranze.
Per questo, nessuno scambio politico sulla nostra esperienza sarà possibile. Non siamo una minoranza da tutelare, nè una sottoculutura a rischio di estinzione. Oggi scendono in piazza con Atlantide femministe di tutte le generazioni, gli spazi sociali, i movimenti per la casa e i movimenti a sostegno dei migranti e dei rifugiati, associazioni lgbt, tanti singoli e singole solidali. Questa la realtà molteplice di cui siamo parte: una realtà fatta di precarietà, di bisogni sociali ineludibili, che si sta autorganizzando per rispondere alla crisi e all'involuzione nazionalista, xenofoba ed eterosessista che produce.
Che risponde all'aggressione neoliberista creando spazi di autogestione, mutualismo, welfare dal basso, riprendendosi il diritto alla casa, al reddito e il diritto a passare i confini.
Creando spazi di socialità non mercificata e di sperimentazione libera in una prospettiva transnazioAnale. Ieri siamo state sgomberate, ma essere “fuori luogo” ci appartiene già: fuori dalla normalità, dalle nostre famiglie di origine eteronormate, dai centri di consumo passivo di città gentrificate. Ma invece di cercare rifugio dal mondo in mondi privati, in case silenziose che ci indebitano, in stanze private che soffocano i nostri desideri eccentrici, abbiamo deciso di debordare ovunque.

Le Atlantidee #atlantideovunque